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Poliziotti per sempre, nasce la Confederazione Nazionale Pensionati Polizia Consap

Consap - 17 Luglio 2020

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“La quiescenza deve diventare un valore aggiunto per il cittadino poliziotto”, con questo obiettivo è stata raggiunta l’intesa per la nascita della CNPP-CONSAP, l’associazione che in sinergia con il sindacato di polizia sarà chiamata a dare voce alle istanze di donne e uomini della Polizia di Stato in pensione.
L’Associazione sta predisponendo uno statuto che ne delinei le caratteristiche politiche ed organizzative, volto a  sviluppare un’azione diretta per affermare il ruolo cardine dei pensionati della polizia di stato, un’associazione sindacale dove i pensionati contino, soprattutto nelle decisioni di tutela nel campo pensionistico e previdenziale, finalizzato all’acquisizione di nuovi diritti e nuove tutele in tutti quei settori rivolti a migliorare le condizioni di vita dei pensionati della Polizia di Stato e salvaguardare il potere d’acquisto dell’assegno pensionistico.
Segretario Generale della costituenda CNPP  – CONSAP è stato nominato Giancarlo Vitelli: la struttura territoriale sarà suddivisa in quattro macro aree nazionali rappresentate da quattro segretari nazionali: Pietro Di Stasio per l’Italia settentrionale; Mauro Marrucci per l’Italia Centrale; Orazio Mautone per l’Italia Meridionale ed uno per l’Italia insulare non ancora nominato.
La riforma pensionistica del settore del pubblico impiego come noto, ha determinato una complessità nella definizione della pensione per i poliziotti che necessita di maggiori tutele sia in termini giuridici che economici, che inevitabilmente coinvolgeranno nuovi soggetti e che oggi, ma ancor di più in futuro richiederà una forte attenzione e tutela.
Il Segretario Generale Nazionale della Consap Cesario Bortone, nel ringraziare il Segretario Generale e i Segretari nazionali dell’associazione CNPP – CONSAP per la disponibilità e l’impegno assunto, ha garantito il pieno sostegno alle iniziative che si intenderanno porre in essere individuando nella costituenda associazione un punto di riferimento di esperienza e professionalità da salvaguardare e valorizzare.
Giancarlo Vitelli Segretario generale della CNPP-CONSAP ha detto:
“Non era più rinviabile la costituzione di un sindacato del personale della polizia di stato in pensione. Un sindacato che non si limiti, al già detto al già fatto o  a contabilizzare sapientemente le magre risorse derivanti dal tesseramento degli iscritti, oppure dal  difendere con le unghie e con i denti, diritti e garanzie conquistati in anni e anni di lotte,  ma che sappia   realizzare  soprattutto le condizioni di un benessere sociale ed economico, un netto  miglioramento delle condizioni materiali di vita, di tutti  coloro che  al servizio  della  legalità e della sicurezza del paese hanno dedicato la propria vita, lasciando purtroppo sulle strade e piazze d’Italia, anche carne, sangue e vita. Dobbiamo garantire la sicurezza sociale dei pensionati di oggi ma anche preoccuparci in modo concreto  delle nuove generazioni di colleghi, specialmente dopo la riforma Dini sulle pensioni (335/1995) che ha sostituito il sistema di calcolo retributivo (più vantaggioso) con quello contributivo (meno vantaggioso), con una perdita media sul cedolino pensione mensile che si aggira intorno al 32%. Una perdita impressionante, che di fatto dimezzerà le pensioni ai poliziotti che saranno collocati in  quiescenza tra 20 anni. Dobbiamo porre un freno a tutto ciò, a questo inesorabile declino sociale voluto dal grande capitale.”

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Coronavirus: proposta premiale per i Reparti Prevenzione Crimine. La Consap scrive alla Direzione Centrale

Consap - 14 Luglio 2020

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La segreteria nazionale ha inviato alla competente direzione centrale, una missiva nella quale si chiede di considerare un riconoscimento premiale al personale di polizia che ha operato nelle prime ore dell’emergenza sanitaria… “Quando il nemico Covid 19, era totalmente sconosciuto ed i rischi erano al livello massimo”.

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Pistola elettrica, pronti alla manifestazione per denunciare i giochi di partito

Consap - 10 Luglio 2020

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I poliziotti italiani sono fra i migliori al mondo e dotarli di armi non letali sarebbe un valore aggiunto alla loro professionalità e una garanzia in più per i cittadini; così si esprime la Consap dopo i bizantinismi fra partiti che non hanno permesso l’approvazione alla Camera nel dl rilancio della fornitura alle forze di polizia della pistola ad impulsi elettrici ritardandone la discussione e l’esame.
La Consap si oppone a questo lassismo legislativo, ed è pronta, se verrà confermato lo stralcio immotivato dal decreto legge, ad una manifestazione nazionale per accelerare la fornitura di quest’arma non letale. Una manifestazione di tutti i poliziotti, per censurare gli ostruzionismi fra maggioranza ed opposizione, dove evidentemente c’è chi vive in perenne  campagna elettorale anche a costo di  condizionare le rapidità e la funzionalità delle scelte in danno degli interessi della collettività.  Cesario Bortone Segretario Generale della Consap proclama la mobilitazione del sindacato e rincara la dose: il tempo perso va a scapito della sicurezza dei cittadini ancor prima che dei poliziotti e chi riveste obblighi di governo  se ne dovrà assumere la responsabilità.

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Disagi continui ai presidi di polizia dell’alta velocità – comunicato stampa

Consap - 8 Luglio 2020

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“Non fare la Tav costerebbe di più, intanto risparmiano sui bagni chimici per i poliziotti”, usa l’ironia, la Confederazione Sindacale Autonoma di Polizia (CONSAP), che lamenta lo stato di abbandono in cui versano i presidi fissi, predisposti per contrastare le incursioni dei No tav ai cantieri ferroviari dell’alta velocità.
Gli operatori dei reparti mobili di tutta Italia, sono oggi impegnati, in presidi fissi h24, nei boschi delle alpi, dove si sta costruendo la Torino Lione, questi colleghi troppo spesso sono relegati in aree inadeguate, dove anche un naturale bisogno fisiologico diventa un problema.
“Siamo a conoscenza che, in due delle aree sottoposte a presidio di Polizia, non sono stati installati neppure dei bagni chimici, come quelli che vediamo numerosi anche in una sagra di paese – incalza il Segretario Generale Nazionale della Consap Cesario Bortone – due zone strategiche, che controllano l’accesso ai cantieri e che potrebbero diventare varchi per i manifestanti no Tav; per non creare problemi ai colleghi e alle colleghe, impegnati in queste attività di prevenzione, preferisco non citare le zone che ci sono state indicate, ma chi ha predisposto il servizio ne è perfettamente a conoscenza e ci aspettiamo che intervenga al più presto”.
Il sindacato di polizia, sottolinea anche che i costi di un’operazione di polizia come quella predisposta nell’area dei cantieri della Tav si aggiri sugli oltre 80 mila euro al giorno, ed è paradossale che a fronte di un impegno economico così importante, non si riescano a trovare cento euro al giorno per il noleggio di bagni chimici.
Intanto il disagio cresce ed il bosco adiacente potrebbe diventare simile ad una “latrina di bellico ricordo”, con profumi poco gradevoli che, favoriti dal caldo, raggiungono la zona di controllo di polizia; anche in considerazione del fatto che la precarietà e la particolarità del presidio non consentono di allontanarsi troppo, per non venire sorpresi dai manifestanti, sempre in agguato e profondi conoscitori dei boschi di queste vallate. “Si opera in assenza di ogni forma di sicurezza per l’operatore – rincara la dose il Segretario Nazionale della Consap Salvatore Fornuto – su un terreno impraticabile con il peso del materiale in dotazione, su pendenze elevatissime, con rischio di cadute disastrose; inoltre anche il vestiario in dotazione al reparto mobile, aggrava il disagio, anche come conseguenza del meteo della zona, come la pioggia caduta nei giorni scorsi che rende insidioso il terreno.
UFFICIO STAMPA CONSAP

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Dichiarazioni fiscali incomplete, la Consap diffida il Dirigente del Reparto Mobile di Roma

Consap - 2 Luglio 2020

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“Abbiamo provato a prevenire gli errori del passato, che hanno individuato come evasori fiscali colleghi incolpevoli” con queste parole il Segretario Generale Nazionale della Consap Cesario Bortone, ha motivato la lettera, con diffida ad adempiere, inviata dal sindacato, al Dirigente del I Reparto Mobile di Roma.
Il personale in missione all’estero autorizzato a partecipare alle missioni internazionali del progetto EuropeanUnion Rule of Law in Kosovo (EULEXKosovo), European Union Police Mission for the Palestinian Territories (EUPOL COPPS) ed European Union Border Assistance Mission in Lybia (EUBA) che viene assicurata tramite il meccanismo delle Call for Contributions – CfC, pubblicato sul portale Goalkeeper dell’European External Action Service (EEAS), ha segnalato a questa Segreteria Generale i ritardi nella comunicazione della Certificazione Unica che li espongono a rischio di sanzioni amministrative.
La competenza amministrativo-contabile di suddetto personale è in carico all’apposito ufficio del I Reparto Mobile, che, alla data odierna, non ha ancora comunicato la corretta certificazione, quindi in considerazione del fatto che la scadenza fiscale era fissata per il 30 giugno u.s. e che la legge consente, rettifiche senza sanzioni, entro cinque giorni, la Consap ha inviato il 26 giugno u.s formale diffida ad adempiere al Dirigente del Reparto Mobile per la predisposizione e l’invio ai diretti interessati, della corretta CU al fine di scongiurare che a carico dei colleghi siano emessi provvedimenti sanzionatori da parte dell’Agenzia delle Entrate.
L’inadempienza si era già verificata nel 2019 ed aveva visto alcuni colleghi finire “bollati” dall’Agenzia delle Entrate come evasori e costretti a pagare sanzioni per colpe non loro.

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Previdenza Integrativa per i poliziotti: la Consap accelera sulla richiesta e vuole evitare il ricorso sulle spalle dei colleghi, il Capo della Polizia: “sono dalla vostra parte”

Consap - 30 Giugno 2020

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La Consap incassa l’endorsement del Capo della Polizia sul tema della previdenza integrativa, un diritto denegato che la Confederazione Sindacale Autonoma di Polizia, aveva segnalato fin dall’elezione di Cesario Bortone a Segretario Generale Nazionale, il 22 giugno 2019 e che con il Consiglio Nazionale del 25 giugno u.s., ha collocato un altro tassello importante di una battaglia sindacale che la Consap sta combattendo senza incertezze e senza illudere colleghe e colleghi con “onerosi” ricorsi collettivi.
Il Consiglio nazionale del 25 giugno ha segnato anche, la seconda occasione in pochi mesi, in cui il Capo della Polizia accettato l’invito del nostro segretario generale. “Un rapporto di conoscenza e di reciproca stima – ha detto il prefetto Gabrielli – mi lega a Cesario Bortone e poi io, dove si riuniscono i poliziotti, se invitato, vorrei sempre esserci”; così ha esordito il Capo dopo aver ascoltato la relazione del segretario generale nazionale, nel suo saluto davanti ad una sala colma, ma correttamente a distanza, come detta la nuova normalità imposta dal rischio pandemico.
Con riferimento all’attivazione del fondo di previdenza integrativa per salvaguardare il potere di acquisto dell’assegno pensionistico pericolosamente assottigliatosi, dopo le riforme del sistema, ha visto la totale condivisione del Capo della Polizia “…ma non vi nascondo però che le risorse economiche in questa fase di recessione non faciliteranno questo progetto che mi vede totalmente dalla vostra parte”
La Consap così incassa un autorevole sostegno in questa battaglia che è stata intrapresa con forza e convinzione fin da l’elezione del nuovo segretario generale nazionale al congresso straordinario del 22 giugno 2019, dove con una lettera agli iscritti il Segretario Generale Nazionale della Consap motivava cosi la richiesta del nostro sindacato:
Cari colleghe colleghi e dirigenti sindacali
Gli esiti dell’ultimo Congresso nazionale che ha portato alla mia elezione mi inducono ad una profonda riflessione scaturita nell’incontro avuto con tutti voi.
Fatto salvo il mai sostituibile ruolo avuto dal nostro leader storico Giorgio Innocenzi, nella Consap che io ho definito più volte 2.0 si sta registrando un gratificante e sostanziale abbassamento dell’età anagrafica di dirigenti ed iscritti, a sindacalisti poliziotti vecchi stanchi forse demotivati e soprattutto prossimi alla pensione, sono subentrati dirigenti sindacali giovani e motivati e relativamente lontani dal pensionamento.
Ecco proprio di pensione vorrei parlare con un excursus sulle riforme che l’hanno colpita e sugli scenari futuri, che certo non preoccupano le vecchie cariatidi ma sono importanti per chi come me e come molti di voi dovranno attendere un decennio ed oltre per raggiungere la quiescenza e quindi cominciare a vivere con l’assegno di base erogato dall’Inps.
L’aggressione al potere d’acquisto del nostro assegno pensionistico si è sviluppato con una serie di riforme che hanno determinato un passaggio epocale dal sistema retributivo a quello contributivo, questa riforma in pejus sono state appesantite da una serie di fattori sociali che si sono profondamente modificati in maniera irreversibile.
Il sistema retributivo infatti faceva perno su alcuni fattori sociali che lo rendevano sostenibile, una minore aspettativa di vita con conseguente riduzione degli anni di pensione, un tasso di disoccupazione relativamente basso che favoriva il ricambio generazionale ponendo in capo ai figli le pensioni dei padri e una natalità superiore o molto prossima alla percentuale di ricambio generazionale e soprattutto su un prodotto interno lordo superiore a quello attuale.
L’inversione di tendenza di tutti questi fattori sociali e il crollo verticale della ricchezza del paese, già nel 1995 avevano indotto il legislatore a paventare un possibile collasso del sistema ed è così che nasceva la cosiddetta Riforma Dini che segnava le tappe per il passaggio dal sistema retributivo al contributivo creando un cuscinetto temporale in cui i due sistemi si sovrapponevano nell’arco della vita lavorativa il cosiddetto regime misto. A seguire nel 2012 con la riforma Monti Fornero l’area mista è stata ulteriormente assottigliata con la conseguenza che il regime contributivo si applica a tutti a partire dal 2012.
In termini pratici questo equivale a dire che se l’assegno pensionistico retributivo garantiva una percentuale dell’80 dello stipendio con l’attuale sistema l’assegno andrebbe a garantire poco più del 50%.
Insomma rischiamo di andare in pensione con un assegno di base pari alla meta di uno stipendio già per se stesso insufficiente a garantirci un congruo stile di vita.
Questa eventualità era stata presa in considerazione dal legislatore che infatti nel 2005 con un decreto legislativo il 252 paventando la necessità di un secondo pilastro previdenziale dava facoltà al datore di lavoro ed ai lavoratori di aderire ad un fondo di accantonamento a doppia partecipazione per integrare l’assegno pensionistico.
Ad oggi il nostro Dipartimento non ha mai avviato un accordo di fondo pensione con nessun istituto creditizio al punto che qualora il singolo collega non vi abbia provveduto da solo decidendo di rinunciare ad una parte dello stipendio per l’accantonamento.
E per questo che uno dei primi atti che ho voluto compiere a tutela del personale rappresentato e dagli iscritti del sindacato è stato quella di sollecitare un chiarimento con una lettera inviata al Ministero dell’Interno per conoscere nel dettaglio quali siano i passi che la nostra Amministrazione intenda fare in questo senso.
Come Consap siamo fermamente convinti che la scelta di non scegliere su questo tema sta arrecando gravissimo nocumento a tutti i colleghi e le colleghe, un danno ancor più drammatico in quanto non quotidianamente percepito ma che sta maturando inesorabilmente alle nostre spalle ed è tale da pregiudicare seriamente il nostro futuro soprattutto in quella fase della vita in cui saremo antropologicamente più deboli. (Roma 23 giugno 2019)
 
Emozione e condivisione sono stati i canoni del discorso del Capo della polizia alla platea del Consiglio Nazionale che attraverso la Consap ha voluto ringraziare tutti i poliziotti, donne uomini, per il loro comportamento e per lo spirito di servizio dimostrato durante l’emergenza sanitaria poi visibilmente colpito dal video messaggio di Nicola Grimaldi, trasmesso in sala, che dal suo letto d’ospedale ringraziava tutti per il sostegno avuto dopo che con motu proprio e libero dal servizio, si è opposto ad una banda di rapinatori restando gravemente ferito: il Capo della polizia ha detto: “… in questo poliziotto ed in questa vicenda, vedo tutte le caratteristiche per parlare senza retorica di eroismo.
I lavori del consiglio nazionale sono stati preceduti dalla riunione dell’esecutivo nazionale, che ha approvato il bilancio e accolto la ferma volontà espressa da Bortone, di rispettare il dettato statutario celebrando ogni anno un consiglio nazionale. Gli oltre 50 delegati Consap giunti a Roma, numero condizionato dal protocollo di sicurezza, grazie al supporto tecnico di Alessandro Marini responsabile per le attività multimediali del sindacato, hanno potuto ascoltare in videochiamata: il segretario provinciale di Caltanissetta Antonio Patti, il segretario provinciale di Napoli Giuseppe Marra e la responsabile dell’osservatorio nazionale per il ruolo sanitario della Consap Maria Pagano da Torino.
Fra i temi fortemente caldeggiati, per una soluzione rapida  c’è stato il paradosso del trasferimento a seguito di vincita di concorso: “… lo abbiamo detto chiaramente al Capo, oggi, ed in altre occasioni negli incontri con i dirigenti preposti – ha incalzato Bortone- è un suicidio operativo trasferire fior fiore di professionisti in ambiti operativi diversi, dopo aver speso risorse e mezzi per formarli, punendoli. di fatto, per aver progredito seppur minimamente e comunque legittimamente, nella qualifica”, una questione che ha scaldato molto la platea con il caso di Paola Russo un sommozzatore specializzato del Cnes e segretario provinciale della Consap di La Spezia che ha rischiato il trasferimento in questura; “…la formazione professionale – ha concluso Bortone – è un limite all’intercambiabilità dei poliziotti, lo stesso sta avvenendo anche con i reparti mobili dove dovremmo farci sentire per scongiurare il rischio di svilimento delle qualità professionali specialistiche”.
 
PERCHE’ UN FONDO DI PREVIDENZA INTEGRATIVA
Un po’ di Storia
Fino alla cosiddetta Riforma “Dini” del 1995 1 il sistema pensionistico era per tutti a “Ripartizione”:
– il pensionato percepiva una pensione che era una percentuale – circa l’80% – dello stipendio, quindi, svincolata dai contributi versati dal singolo pensionato nel corso della sua vita lavorativa;
– i lavoratori in servizio con i loro contributi pagavano le pensioni ai pensionati (con la speranza che un giorno, i lavoratori futuri avrebbero pagato le loro pensioni. Le pensioni dunque erano calcolate tenendo conto della retribuzione del pensionando e quindi il sistema di calcolo prende il nome di sistema retributivo.
Questo sistema (a ripartizione-retributivo) ha funzionato per molti anni perché talune condizioni lo rendevano possibile:
– il pensionato aveva un’aspettativa di vita minore (quindi meno anni di pensione);
– indice di natalità più alto, più giovani, rapporto giovani/anziani più alto;
– tasso di occupazione più alto.
Con gli anni questi parametri sono cambiati (aumenta l’aspettativa di vita, cala il numero dei giovani, si invertono le proporzioni giovani/anziani) e si giunge così alla Riforma Dini del 1995 che crea un forte conflitto intergenerazionale perché dividerà i lavoratori in tre categorie “padri”, “figli” e “nipoti”.
  • I “padri” sono i lavoratori che al 31-12-1995 avevano più di 18 anni di contributi: ad essi continuano ad applicarsi le vecchie regole del calcolo retributivo e del sistema a ripartizione.
  • I “figli” sono coloro che a quella data hanno meno di 18 anni di contribuzione: ad essi si applicherà un sistema cosiddetto “misto”, retributivo fino al 31-12-1995, contributivo per gli anni successivi.
  • I “nipoti” sono coloro che iniziano a lavorare a partire dal 1/1/1996: ad essi si applica il sistema contributivo puro, la loro pensione sarà strettamente legata all’entità dei contributi versati e dunque agli anni di contribuzione.
La riforma Monti-Fornero del 2012 estenderà il sistema contributivo a tutti a decorrere da 2012 facendo diventare “misti” anche i padri (ma solo dal 2012).
Il sistema contributivo è meno generoso del sistema retributivo. Ci sono molte proposte di legge nei cassetti di Camera e Senato che vorrebbero introdurre una sorta di contributo integrativo a carico dei pensionati “retributivi” sulla parte di pensione percepita in misura maggiore rispetto al sistema contributivo, questo per evidenziare quanto è attuale questo argomento.
Se il sistema retributivo garantisce al pensionato una pensione che sfiora l’80% della retribuzione precedentemente percepita come lavoratore (tasso di sostituzione della retribuzione con la pensione), si stima che il sistema contributivo riesca a garantire un tasso di sostituzione intorno al 50-60% della retribuzione.
Ecco perché all’indomani della riforma Dini, circa 10 anni dopo, si comincia a parlare di previdenza complementare, disciplinata dal D.lgs. 5 dicembre 2005 n. 252, rappresenta il secondo pilastro del sistema pensionistico il cui scopo è quello di integrare la previdenza di base obbligatoria o di primo pilastro. Essa ha come obiettivo quello di concorrere ad assicurare al lavoratore, per il futuro, un livello adeguato di tutela pensionistica, insieme alle prestazioni garantite dal sistema pubblico di base.
La previdenza complementare è basata su un sistema di forme pensionistiche incaricate di raccogliere il risparmio previdenziale mediante il quale, al termine della vita lavorativa, si potrà beneficiare di una pensione integrativa.
La posizione individuale del lavoratore risulta costituita dai contributi versati dal lavoratore e dal datore di lavoro alla forma pensionistica complementare e dai rendimenti ottenuti, al netto dei costi, attraverso l’investimento sui mercati finanziari dei contributi stessi. Essa è ovviamente collegata, oltre che all’ammontare dei contributi versati e dei rendimenti ottenuti, alla durata del periodo di versamento.
Sono previste, inoltre, una serie di agevolazioni fiscali, riconosciute anche a favore dei familiari fiscalmente a carico, che rappresentano un’ulteriore opportunità di risparmio.
Il lavoratore contribuisce ad alimentare il proprio conto individuale (di 2° pilastro) con una percentuale anche minima della sua retribuzione annua e può aggiungere anche il TFR annuo. Parimenti il datore di lavoro contribuisce con una altrettanta minima percentuale della retribuzione (che è aggiuntiva alla retribuzione corrente) versata direttamente sul conto individuale del lavoratore.
Al momento dell’età pensionabile il lavoratore percepirà una pensione aggiuntiva ed integrativa di quella di base, 1° pilastro Inps, che gli consentirà di continuare ad avere un tenore di vita simile a quello condotto durante il servizio lavorativo.
I versamenti alla previdenza integrativa sono deducibili dal reddito imponibile. La tassazione della rendita finanziaria (la pensione integrativa) è soggetta ad una tassazione agevolata. E’ possibile chiedere anticipazioni nel corso della vita contributiva, etc..
L’ultimo atto legislativo su questo tema è una sentenza del Tar della Puglia su un ricorso proposto da un militare contro il Ministero delle Difesa che come il Ministero dell’Interno non ha mai attivato un fondo di previdenza integrativa, nel dispositivo della sentenza emesso il 18 giugno scorso e che riportiamo in stralcio, il giudice amministrativo individua il danno, chi ha violato la norma, il meccanismo risarcimento e la percentuale di responsabilità dell’ente pubblico:
Il problema in argomento, a distanza di oltre vent’anni, non è stato ancora risolto. (omissis)
Lo strumento per compensare le negative ripercussioni economiche che il ricorrente denuncia di subire dall’inerzia nell’attuazione della previdenza complementare è rappresentato dal risarcimento del danno, in quanto la legittima aspettativa della estensione del regime di previdenza complementare per il comparto pubblico assurge a situazione giuridica soggettiva meritevole di tutela anche innanzi al Giudice monocratico delle pensioni della Corte dei conti (omissis)
Sotto il profilo sostanziale, poi, il danno derivante dalla mancata attivazione della previdenza complementare si configura, nella specie, come “ danno futuro”, le cui conseguenze si manifestano non nell’immediato, essendo il ricorrente tuttora in servizio, bensì all’atto del pensionamento, in quanto il tempestivo avvio dei fondi pensione avrebbe generato un montante più elevato rispetto al mancato esercizio dell’opzione, oltre che consentire un risparmio in termini di tassazione IRPEF in virtù di un maggiore ammontare deducibile (profilo di danno che, peraltro, esula dal presente giudizio).
Ai fini di quantificare il danno patrimoniale riferibile al montante accumulato fino a tutt’oggi, tenuto conto che la durata del giudizio non deve andare a detrimento della tutela richiesta dal ricorrente, la metodologia più corretta è quella di mettere a confronto il montante in regime di TFR, ossia in caso di avvio tempestivo del fondo pensione e contestuale esercizio dell’opzione, con quello in regime di TFS, ossia in caso di mancato avvio del fondo. Per determinare il montante degli optanti occorre quantificare, da un lato, l’ammontare della contribuzione che sarebbe stata apportata al fondo e, dall’altro lato, i rendimenti che si sarebbero conseguentemente realizzati, avendo a riferimento i rendimenti del fondo “Espero” in quanto unico fondo negoziale in essere per i dipendenti pubblici con una serie storica sufficientemente lunga, dal 2007, e, nel periodo anteriore, la media ponderata dei rendimenti del paniere dei tredici fondi negoziali individuato dal D.M. Economia e Finanze del 23 dicembre 2005.
La mancata attivazione della previdenza complementare è senz’altro imputabile pro parte – nella misura del 25% – al Ministero della Difesa, che sarà tenuto a calcolare il danno patrimoniale subìto dal ricorrente, applicando i criteri sopra indicati, nella misura percentuale innanzi indicata.
1 La legge 8 agosto 1995, n. 335 (“Riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare”)
https://www.facebook.com/pg/consap.org/photos/?tab=album&album_id=3291437407575664
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Vittoria della Consap, aperto lo stabilimento balneare di Roma Maccarese

Consap - 29 Giugno 2020

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Il pressing della Consap nei confronti del servizio assistenza del personale della Polizia di stato ha centrato l’obiettivo. Con la circolare allegata sono state rese note le disposizioni per accedere ai prestigioso lido.
circolare Centro Balneare Polizia di Stato MACCARESE

 

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Consiglio Nazionale, con il saluto del capo della Polizia ed il video messaggio del collega ferito durante la rapina di Aversa

Consap - 25 Giugno 2020

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Stiamo lavorando per potenziare il nostro armamento, anche la pistola d’ordinanza, abbiamo già acquistato nuovi elicotteri, ma vogliamo il meglio che ci sia sul mercato” con queste parole il Capo della Polizia ha accolto le sollecitazioni del sindacato di polizia Consap per un ammodernamento dei mezzi della Polizia di Stato. L’intervento del capo del prefetto Gabrielli è stato il momento clou del Consiglio nazionale della Consap che si è tenuto stamattina presso l’Hotel Quirinale in pieno rispetto della normativa anti Covid.
L’impegno eccezionale di donne e uomini della Polizia di Stato durante la pandemia ha avuto un plauso nelle parole del Capo della Polizia, che ha potuto ascoltare anche il video messaggio che dal suo letto d’ospedale il poliziotto della Polizia Ferroviaria Nicola Grimaldi ferito in servizio per sventare una rapina, ha rivolto alla platea composta fra gli altri da dirigenti dell’Amministrazione e del sindacato di polizia.
Il Segretario Generale Nazionale della Consap Cesario Bortone ha rivendicato un ruolo di dialogo e proposta intrapreso dal sindacato che punta a portare all’attenzione dei vertici le maggiori problematiche, quali l’alta età media dei poliziotti, l’aggiornamento professionale, gli incentivi ai disagi per chi opera sulla strada e i temi sempre centrali del contratto e dei decreti sicurezza. Bortone nel suo intervento ha evidenziato il ruolo svolto da medici ed infermieri della Polizia di Stato durante la pandemia e sottolineato il video messaggio del collega ferito ad Aversa come l’immagine di un eroismo quotidiano al servizio della collettività sottolineando l’accoglimento di alcune proposte della Consap come l’ammodernamento dell’armamento e dei reparti volo per i quali sono stati già acquistati due nuovi elicotteri e il fatto che il capo della Polizia pur sottolineando la difficile contingenza economica del Paese si sia detto favorevole all’attivazione Fondo di Previdenza, uno dei cavalli di battaglia della nuova stagione sindacale della Consap.
Il Presidente Nazionale della Consap Patrizio Del Bon nel suo intervento ha anche sottolineato senza enfasi la forte delusione determinata dal nuovo riordino delle carriere.
In apertura è stato letto il messaggio del Presidente del Consiglio professor Giuseppe Conte che attraverso la Consap ha voluto ringraziare uomini e donne della Polizia di Stato per il loro impegno al servizio del Paese.
UFFICIO STAMPA CONSAP
nella foto: il capo della Polizia prefetto Gabrielli (di spalle) ascolta la relazione del Segretario Generale Nazionale della Consap Cesario Bortone
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Polizia di Stato “in volo” verso il futuro: acquistati due nuovi elicotteri Leonardo AW 139

Consap - 15 Giugno 2020

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La Polizia di Stato di sta preparando per le sfide del futuro!. Lo dichiara il Segretario Generale Nazionale della Consap Cesario Bortone – alla notizia che, entro la prima metà dell’anno prossimo, arriveranno i primi due nuovi elicotteri Leonardo AW 139 di un blocco di 8, che segue quella della volontà di sostituire la pistola mitragliatrice pm 12.
La Consap esprima soddisfazione per il processo, lento ma inesorabile, con cui si è avviata una campagna di potenziamento ed aggiornamento dei mezzi, una tematica questa, nella quale la Consap si è sempre contraddistinta come dimostra anche la recente richiesta di una nuova pistola.
Da tempo, l’Osservatorio Nazionale sui Reparti Volo della Consap, guidato dai dirigenti sindacali Vincenzo Carbisiero, del Reparto Volo di Napoli, e Daniele Zerbinati, del Reparto Volo di Venezia, aveva denunciato l’inadeguatezza del parco elicotteri, con velivoli datati e per i quali era sempre più difficile una manutenzione adeguata, vista la costante evoluzione del settore. La rivendicazione, è stata portata avanti con determinazione dalla Segreteria Nazionale, e questo pressing sta ora dando i suoi frutti, con la notizia che il Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha commissionato alla società Leonardo due nuovi elicotteri Agusta Westland AW 139.
La multinazionale italiana ha ordini da tutto il mondo per questo elicottero di alta tecnologia, leader per il settore dei bimotori intermedi, caratterizzato da una nuova concezione modulare degli interni; su questo elicottero è possibile una rapida riconversione operativa per adattarlo alle esigenze del personale di polizia infatti il mezzo è ottimizzato sia per il soccorso che per la sicurezza pubblica, l’AW 139 ha un’eccezionale capacita di volo, anche con un solo motore, ed una alta resistenza all’impatto, oltre che essere in grado di volare ad una velocità di crociera elevata e un’avionica avanzata: “Esprimo ulteriore soddisfazione – prosegue Bortone – perché la scelta è caduta su una società italiana di spessore internazionale a conferma che in Italia siamo da sempre all’avanguardia”
“La Polizia di Stato si trova ad operare con una prevalenza di mezzi risalenti alla guerra del Vietnam” così Bortone, nel 2018, dichiarava nel corso di un incontro al Viminale per sensibilizzare i vertici del Dipartimento ad un necessario potenziamento, così oggi di fronte alla notizia dell’acquisto di due elicotteri Leonardo AW 139 che arriveranno entro giugno 2021, lo stesso Bortone esprime soddisfazione, ma sollecita una quanto più possibile accelerazione della consegna, in considerazione della necessaria attività addestrativa del personale al nuovo elicottero, inoltre si chiede di conoscere, quali saranno i due reparti volo a beneficiare della prima consegna, alla quale dovrà far seguito un progressivo aumento, fino a completare l’immissione in servizio degli 8 elicotteri previsti.

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Armamento: per la Consap sono maturi i tempi per la sostituzione della gloriosa pistola Beretta 92 FS

Consap - 11 Giugno 2020

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Una nuova pistola per la Polizia di Stato, la chiede la Confederazione Sindacale Autonoma di Polizia secondo la quale sono maturi i tempi per un salto generazionale. Il sindacato di polizia esprime forte apprezzamento per la pistola oggi in dotazione, un’arma affidabile e famosa in tutto il mondo, ma ritiene sia giunto il momento anche per la Polizia di Stato di sfruttare l’evoluzione del settore che oggi mette a disposizione armi di assoluta affidabilità con notevoli vantaggi tecnico operativi.
La Beretta 92 fs che negli anni ha svolto autorevolmente il suo lavoro, oggi deve fare i conti con l’evoluzione tecnologica, che la rendono ancora un’ottima arma per scenari tattici particolari assimilabili a condizioni belliche, ma problematica per un uso quotidiano e ripetuto in teatri urbani.
“Guardando, preferibilmente, al mercato italiano – spiega il Segretario Generale Nazionale Cesario Bortone – oggi si potrebbe ottenere, ad esempio, una eguale efficienza balistica con pistole più leggere, con impugnatura ergonomica ed adattabile, più sicure anche in caso di urto accidentale, nonché meglio occultabili per il personale in abiti civili, caratteristica questa che potrebbe agevolarne la portabilità per colleghe e colleghi anche liberi dal servizio; in questo senso ha ricevuto forti apprezzamenti il modello Beretta PX 4 storm full size già in uso al personale dei Nocs e della DCPP.
La nuova pistola nata della prestigiosa fabbrica di armi italiana ha linee disegnate per esaltarne la potenza, la maneggevolezza, le prestazioni, l’affidabilità, adotta il sistema di chiusura geometrica a canna rototraslante, rivisto e sensibilmente migliorato da Beretta e vanta ingombri contenuti in relazione alla superiore autonomia di fuoco. Il fusto leggero e resistente è realizzato, secondo la più moderna tecnologia termoplastica, utilizzando tecnopolimero rinforzato fiberglass.
La pistola per un poliziotto – prosegue Bortone – è una sorta di collega di lavoro al quale si affida la tutela della propria vita, ed è necessario che essa sia quanto più possibile sicura e pronta all’uso oltre che maneggevole, ed in questo senso è giunto il momento che la 92 fs venga pensionata con merito per fare spazio ad armi di nuova generazione.
Come sindacato di polizia abbiamo già avanzato una richiesta in tal senso e l’auspicio è che anche i vertici della polizia possano tradurre in atti concreti quella disponibilità già dimostrata con la recente decisone di sostituire la pistola mitragliatrice Beretta PM 12.

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